Cnca: «Droghe, anche il governo in carica pensa di conquistare consenso colpendo i consumatori»?
21 Febbraio 2020Begne’ (pancake): Dasamo (colazione) in Gambia
15 Aprile 2020Riccardo De Facci, presidente: “predisporre metodi di comunicazione tra detenuti e familiari diversi dalla presenza fisica, utilizzando gli strumenti offerti da internet o che non comportano rischi di contagio”.
Il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca), al quale aderisce la Cooperativa Sociale Cento Fiori, esprime forte preoccupazione per le rivolte che stanno avendo luogo in diversi istituti di pena italiani. “L’emergenza coronavirus ha aggiunto ulteriore pressione in una situazione già oltre il limite del sopportabile, a causa di un sovraffollamento pesante e continuo”, dichiara Riccardo De Facci, presidente del Cnca, “Alle rivolte di questi giorni bisogna rispondere non solo con la repressione, ma attivando misure alternative alla detenzione per un numero congruo di detenuti. E predisponendo modi di comunicazione tra detenuti e familiari diversi dalla presenza fisica, utilizzando gli strumenti offerti da internet o altri che non comportano rischi di contagio. Quello che è accaduto a Modena, poi, con le morti per overdose, rende evidente che negli istituti di pena devono essere presenti strumenti per intervenire in caso di overdose, superando l’ipocrisia che vuole il carcere libero dalle sostanze psicoattive.”
“I fatti di questi giorni”, conclude De Facci, “sono un’ulteriore conferma di una situazione esplosiva, che va affrontata – al di là delle rivolte di questi giorni – prevedendo un uso esteso e sistematico delle misure alternative alla detenzione (messa alla prova, detenzione domiciliare…) e cancellando alcune normative ‘carcerogene’ come l’attuale legislazione sulle droghe. Sono richieste che avanziamo da tempo e che continuano a restare senza risposta.”
La Cooperativa Sociale Cento Fiori gestisce attualmente il progetto Se.A.T.T. Andromeda: Sezione a custodia attenuata Trattamento Tossicodipendenti della Casa Circondariale di Rimini. Il progetto ha la finalità d’individuare e sostenere il percorso più idoneo al reinserimento sociale dei detenuti tossicodipendenti, coinvolgendo direttamente in prima persona il singolo utente e l’équipe di trattamento.